venerdì 11 maggio 2012

A spasso per ... bruscandoli



Lo scorso week end dai miei, ho raccolto gli ultimi bruscandoli della stagione. Andare alla ricerca delle erbe di campo è una rivelazione, un’operazione rilassante che ti fa capire quante diverse sfaccettature esistano della campagna. Uno dei miei passatempi preferiti,  era proprio la passeggiata con il libro delle erbe in mano e la testa china a cercar chissà quale specie di vegetale selvatico; ora purtroppo il tempo è così risicato che a malapena riesco ad avvicinarmi al verde policromatico della campagna.

Ma veniamo alle caratteristiche di questa erbetta rampicante dal nome un po’ buffo. In Veneto, per bruscandoli si intendono gli apici del luppolo selvatico, ossia la parte più tenera e gustosa che colta in primavera regala ai piatti dove è impiegata, note delicate e leggermente amarognole.

La pianta, Humulus Lupulus,  è in grado di crescere anche fino a 7 metri  e se lasciata spontanea forma degli grovigli insuperabili; nasce lungo le rive dei fiumi, sulle siepi e ai margini dei boschi fino ad un’altitudine di 1200 metri. In Italia è stata introdotta nel 1847 dall’agronomo Gaetano Pasqui per la produzione della birra; è infatti il luppolo a dare il caratteristico gusto alla bevanda.

L’uso dei  bruscandoli in cucina è tipico dell’Italia settentrionale e anche se le classiche ricette sono semplici e povere, non sono pochi i ristoranti che si sbizzarriscono proponendo ai commensali piatti a base di asparagina in Lombardia, luventìn in Piemonte, urtizon in Friuli, con abbinamenti particolari e sicuramente creativi, di tutto rispetto.

Per il mio mazzetto avevo in mente la ricetta di Laura, con fettuccine e gamberi. Qui i bruscandoli tagliati finemente, formano una sorta di pesto che avvolge la pasta lasciandole leggere note amarognole in contrasto con quelle dolci e consistenti dei gamberi.


Foto: http://www.ivanborsato.it/blog/2009/06/09/riso-con-i-bruscandoli/

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